Lettera S.C.G.P.

Cari fratelli e care sorelle,
questo vuole essere un accorato appello a “mantenere la posizione” (se vogliamo attenerci alla nuova moda giornalistica di utilizzare sostantivi e modi di dire tipici dell’ambito miliare) insieme a noi.


Con queste parole ho deciso di inaugurare questa lettera aperta: “fratelli” e “sorelle”, due parole che ben descrivono ciò che siamo diventati gli uni per gli altri nei mesi successivi all’introduzione del certificato verde nel nostro Paese.
Ci siamo dati appuntamento in piazza ogni settimana; abbiamo sfilato con cartelloni e striscioni, sorridendo, guardandoci e riconoscendoci tra noi come guerrieri appartenenti allo stesso schieramento; abbiamo gridato, cantato e ballato insieme per dire chiaramente al nostro Governo (e sì, all’intero Sistema) che noi non stiamo al loro gioco. Per dire loro che la situazione, che avrebbe dovuto schiacciare definitivamente la nostra volontà e la nostra libertà di pensiero, è stata invece la scintilla che ha innescato il fuoco del rinnovamento.

Prima degli eventi dell’inverno 2020 abbiamo convissuto con una realtà che aveva la presunzione di manifestarsi sana, pulita e proiettata verso un continuo miglioramento, ma che nel profondo nascondeva un lento e inesorabile processo di marcescenza.
Personalmente, sentivo di vivere in un mondo di finzione e menzogne, nel quale ognuno professava di perseguire il bene comune ma di fatto anteponeva il proprio benessere davanti a tutto.
Sono cresciuta in una realtà che in ogni occasione mi ripeteva che sono libera; la storia del passato studiata a scuola seguiva il sentiero della “conquista della libertà dell’uomo” e la storia del tempo presente era animata da battaglie ideologiche per affermare l’assoluta libertà dell’essere umano da qualsiasi vincolo. Eppure, in tutta la melodia c’era una nota che stonava.
Tra la gente conosciuta alle manifestazioni, diverse persone mi hanno confermato di aver vissuto il mio stesso “sentire”.
Dopo lo scoppio della pandemia e la ventata di restrizioni e misure emergenziali da film apocalittico, la realtà si è palesata per ciò che è realmente e noi ci siamo trovati dalla stessa parte a dire “no, questo Sistema noi non lo accettiamo”.
Non potendoci piegare a forza, il nostro Governo ha cercato di prenderci per sfinimento, con un decreto- legge dietro l’altro, cercando di accerchiarci e metterci con le spalle al muro.
Ha cercato di fare “terra bruciata” attorno a noi, estromettendoci dalla vita sociale e impedendoci di vivere i momenti della socialità (il pranzo insieme al ristorante, il caffè cremoso del bar, gli spettacoli teatrali e cinematografici…), ma noi abbiamo risposto dimostrandogli che per “essere comunità” è sufficiente disporre di qualche bicchiere di plastica e qualche stuzzichino.
Perché il valore dell’aperitivo non sta nell’essere servito al bar ma nel poterlo condividere con gli altri.

Ma venendo al punto di questa lettera: con l’introduzione del Super Green Pass molti di noi si sono visti addirittura costretti a fare di tutto per contrarre “la malattia” pur di poter sopravvivere e, una volta ottenuto il lasciapassare, si sono trovati nella tentazione di utilizzarlo per soddisfare quella fame di socialità che ci attanaglia ormai da due anni.
Su quest’ultimo aspetto vorrei mettervi in guardia perché è in questo momento che la stanchezza psicologica che sta gravando su di noi è più pericolosa e può indurci a tollerare il compromesso.
È stata la psicologia dei compromessi a permettere al certificato verde di diventare compagno irrinunciabile delle nostre giornate: è entrato nelle nostre vite come strumento di sicurezza sanitaria, capace di ridarci la tanto agognata libertà, “in fondo basta un semplice ed innocuo tampone”, per poi evolvere in un vero e proprio meccanismo di divisione e discriminazione.
In molti di noi, anche se lo rifiutiamo per principio, siamo scesi al compromesso per poter sopravvivere a questa situazione; ora lo spettro di tale compromesso grava su chi, ottenuto il lasciapassare, vede accendersi per lui un lume di normalità.
Comincia con un “solo per questa volta”, passa per un “sarebbe uno spreco non utilizzarlo”, e poi finisce con il diventare strumento d’uso quotidiano.
Perché non dovresti usarlo per alleviare un poco il tuo malessere?
Tieni presente che ogni qualvolta che ne fai uso contribuisci a renderlo una consuetudine accettabile, a renderlo un documento che è normale per tutti possedere.
E cominciando ad accettarlo, pian piano il tuo entusiasmo e la tua voglia di manifestare e ribellarti stanno scomparendo.
Non cedere alla logica dell’usa-e-getta che regolava le relazioni interpersonali della società pre-pandemica, quella stessa logica che, inconsapevolmente o con malizia, ci portava a stare accanto a qualcuno finché ne traevamo anche il più piccolo vantaggio per poi “volare via”, su un altro fiore.
Il movimento contro il Green Pass e per la tutela dei nostri diritti sanciti dalla Costituzione vive del contributo e della presenza di ognuno di noi; ogni persona è linfa vitale che alimenta la volontà di rinnovare la nostra società.
Questo è il momento di restare gli uni accanto agli altri, di mantenere la posizione e di dimostrare con i fatti il significato della parola “solidarietà”. Dal latino solidus (solido), può essere intesa come “il sostegno reciproco”, come “il modo in cui ogni parte di un solido è retta e tenuta salda da tutte le altre: nessuna si ritrova sola nel vuoto” (dalla definizione tratta da Unaparolaalgiorno.it).

“La solidarietà è la compattezza del corpo sociale (…) e ci spiega che la forza di un corpo sta nella sua coesione”.

Federica Iuri

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6 pensieri riguardo “Lettera S.C.G.P.

  1. Cara Federica, cari ragazzi – un po’ tutti figli- qui non si molla e non si scende a compromessi. Poi non dimentichiamo che il maledetto obbligo di puntura per alcune categorie prosegue per i prosdimi mesi. Solo insieme ce la possiamo fare!

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  2. Bravi ragazzi, vi siente impegnati, in parte obbligati ed in parte con il piacere di collaborare insieme in un progetto comune come solo i giovani con la loro energia, positività, ed anche fiducia, sono capaci di fare. Non fermatevi ora, la situazione è rallentata e si va verso una fase di distensione, ma anche voi avete ben capito che dall’altra parte ci sono interessi precisi, nulla è avvenuto per caso. Forse è il momento più giusto questo, per guardarvi in faccia e ragionare insieme su ciò che è stato, sui dubbi e paure che forse ancora rimangono, per poi valutare nuove proposte per i tempi che devono ancora venire, pensando per tempo e senza foga se proseguire con gli stessi progetti o provare qualcosa di nuovo. Cercate aiuto se vi serve fra gli anziani, ma il futuro è vostro, tenetevelo bene stretto.

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  3. che racconto meraviglioso…. Grazie Federica! Lo abbiamo vissuto e continueremo a resistere. Speriamo nel trionfo del nuovo che porti del bene per tutti.

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  4. Ciao, ho 63 anni. Sposo ora e sempre l’idea che non si debba avere nulla a che fare con questa pericolosissima discesa all’inferno. Sono artigiano da 42 anni, ho sempre lavorato e in questi ultimi due anni (orrendi umanamente parlando) non mi sono mai fermato a causa di questa follia, ne ho fatto mai un tampone, tanto meno quel foglio da culo verde. Rispetto comunque chi ha DOVUTO suo malgrado subire tutto ciò.
    Se non sono fisicamente presente alle manifestazioni di piazza le ammiro e ammiro voi giovani. Nel mio piccolo qualcosa ho fatto, faccio e farò, come ad esempio denunciare alla procura di Udine tutto il governo attuale e nazi fascista che ci ritroviamo. Si deve però prendere atto che se ci troviamo i questa situazione ne siamo tutti complici e in parte colpevoli. E’ tempo di rimediare. Dimostriamo di volerci RIVOLTARE x cacciare questi criminali prima a casa e poi a pulire le strade, i cessi, gli ospedali, le camere mortuarie che loro stessi hanno riempito di morte.

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